La collaborazione fra Careof e la banca d’investimento del gruppo Crédit Agricole in Italia prosegue, presentando a chiusura del secondo anno di esposizioni presso gli spazi della filiale milanese il lavoro dell’artista Claudia Losi.
La sua ricerca artistica, espressa attraverso sculture, fotografie, installazioni, performance e interventi site specific, è dedicata al rapporto tra l'essere umano e la natura. “Viaggiare ed esplorare rappresentano per me un momento di conoscenza e un modo per avere un’esperienza approfondita dei luoghi e dare ‘spazio’ al mio immaginario” sottolinea l’artista.

“I miei interessi comprendono diverse discipline, dalle scienze naturali e umanistiche, dall’antropologia contemporanea alla geologia, dalla geografia alla letteratura cartografica, alla poesia.
Mi piace mettere in moto progetti complessi, spesso di lunga durata che cercano una sorta di conciliazione tra il ritmo dilatato della natura e quello fugace dell'esistenza umana: dai processi educativi a quelli cognitivi. Dalla trasformazione dei licheni, ai ghiacciai, alle mappe geologiche; un micro e un macro che traggono origine sempre da una stessa struttura, una medesima grammatica”.
Il suo uso ricorrente del ricamo deve essere considerato infatti come un tentativo di confronto con i tempi lenti della natura e dei processi relazionali, e metafora del groviglio di relazioni, di storie, di diverse sensibilità culturali e specificità. “Il mio lavoro, a bassa voce, fonde la dimensione ecologica con considerazioni sociali” precisa Losi.

Dal 1998 ha realizzato una serie di progetti basati sulla partecipazione e le relazioni che si sono trasformati nel tempo in operazioni collettive incentrate su oggetti attivi in qualità di catalizzatori di energie, esperienze e memoria condivisa. Balena Project nato nel 2002 ne è un esempio di grande fascino.
Negli spazi di Crédit Agricole, l’artista presenta Dandelion 7 (2014) e due versioni poste a dialogo dalla serie Windy Grass (2014). Esemplificative della sua poetica, le tre opere hanno origine da pagine di un libro fotografico della fine degli anni ’50, rielaborate dall’artista grazie all’uso dell’acquerello e del filo di cotone, con la volontà di rendere "tangibili", oltre che visibili, possibili traiettorie di semi volanti (nello specifico dentedileone o tarassaco). Tali traiettorie prevedono l'uscita dallo schermo, dal vetro della cornice, per invadere lo spazio della parete.