Careof presenta la prima personale a Milano di ZAPRUDERfilmmakersgroup art-film venture fondata nel 2000 da David Zamagni, Nadia Ranocchi e Monaldo Moretti con lo scopo di produrre e distribuire i progetti filmici del gruppo.
Le collaborazioni teatrali (Motus, Fanny & Alexander, Societas Raffaello Sanzio) e la pratica artigianale e autarchica di produzione si riflettono in un percorso deviato, trasversale, in cui ricorrono le tecniche del cinema delle origini e i dispositivi di visione fuori formato.
La spazializzazione tridimensionale del sonoro, la visione tattile ed esuberante sono una costante della fervida ricerca di Zapruder, riconosciuta come parte attiva della scena artistica in Italia e all’estero.
Il gruppo prende il nome da Abraham Zapruder (il cineamatore che filmò l'omicidio di John Fitzgerald Kennedy) in omaggio a quell’esempio eccellente di film d’amatore, documento, feticcio, violazione che trapassa la dimensione privata e diventa sogno, ossessione, l’umano.

«Zapruder ha cessato di essere un nome proprio di persona quel giorno a Dallas dove tutto ebbe inizio con la fine di JFK. Zapruder dunque può considerarsi un nome collettivo o piuttosto un’immagine mitica che lega indissolubilmente l’orecchio all’occhio. L’orecchio, quello del Presidente degli Stati Uniti che a sua volta evoca quello sacrificale di Van Gogh, il Suicidato della società. E l’occhio, che partecipa all’economia della scena da spettatore e tiratore scelto al contempo» sottolinea Nadia Ranocchi.
I progetti filmici del gruppo più che un formato standard per il cinema sono macchine cinematografiche mobili e flessibili, sulla linea di confine fra arti figurative e performative, spesso riconducibili a quello che Zapruder definisce come 'cinema da camera': dispositivi e ambienti performativi tra il cinema incarnato, tattile e il teatro incorporeo.
In gran parte autoprodotti, girano nella loro sala di posa dispersa sulle colline della riviera romagnola e producono visioni di cui curano personalmente ogni aspetto: le scenografie, i costumi, le riprese, il montaggio, le musiche, il doppiaggio, la sceneggiatura e la regia.
A Careof, ZAPRUDERfilmmakersgroup presenta un’opera video girata in Piazza a Santarcangelo durante l'eventoI topi lasciano la nave (Yes Sir, I can Boogie), ideato e realizzato nell’ambito dell'edizione 2012 dello storico Festival del teatro in Piazza. L’opera è un’immagine che nel suo compiersi si cancella: un invito all’ascolto e insieme un inchino alla bellezza della sottrazione e del vuoto.
I topi lasciano la nave (Yes Sir, I can Boogie) è un progetto mimetico, in bilico tra il reality e uno spettacolo dal vivo. Le regole del suo accadere sono preordinate sulla base di una maratona di ballo tesa allo svuotamento progressivo del quadro. Il punto di vista è quello del cecchino, l'infiltrato, l'osservatore d'eccellenza che si muove sulle coppie in gara a contendersi il palco e la vittoria. La saggezza popolare riconosce ai topi il provvidenziale potere di scampare alle imminenti catastrofi. Nessuno ha mai dimostrato che essi abbiano effettive facoltà paranormali, ma è certo che possiedono un’attenzione formidabile per le alte e basse frequenze del suono. Questa maratona di ballo a eliminazione è un concerto che potrebbe allarmare i topi.
I ballerini in gara sono uno strumento musicale in grado di scatenare una tempesta. Per formidabili ascoltatori.

Il tema del paranormale, così come l’esplorazione del tema della coppia sono declinati anche nel progetto Spell (2011), rappresentativo del lavoro sulla stereoscopia, che il gruppo porta avanti dal 2006.
«Nei molteplici significati della parola Spell abbiamo voluto far confluire dei significanti che non riescono a nominarsi altrimenti, tra questi il sentimento religioso che non ha nulla a che fare con la ‘churchocracy’ o con una religione in specifico. È piuttosto un legame che unisce gli uomini in una comunità, quel sentimento di condivisione, di partecipazione e quella considerazione riguardosa per le cose e i principi ritenuti sacri. Patto di alleanza, superstizione, segreto, come fare lo spelling di tutto questo? Spell è una partita di ping-pong inceppata, che non può chiudersi e Spell è un docu-drama sul culto di un cane dallo sguardo ipnotizzatore». (N.R.)
Spell è presentato a Careof nelle sue molteplici emanazioni: The Hypnotist Dog (2011) dove Oscar, un cane dai poteri paranormali e il suo master, Werner Hirsch, si raccontano attraverso una troupe televisiva; Suite (2011) (in mostra dal 20 marzo), opera video declinata a sua volta nel dispositivo stereoscopico Il mediatore (2011) e nel Concerto per tennis da tavolo e organo (2011), che trae spunto dagli esperimenti sulla telepatia, del parapsicologo americano Charles Honorton. Nel metodo cosiddetto di Ganzfeld (campo uniforme), per favorire la trasmissione del pensiero tra individui posti in stanze adiacenti, Honorton, dispone sui soggetti in esame delle mezze palline da ping pong sugli occhi e trasmette loro in cuffia un rumore di fondo.
La panoramica sulle opere stereoscopiche di Zapruder, premiate alla Mostra del Cinema di Venezia (Premio Persol 2011 per il più creativo cinema stereoscopico a Spell e Joule), si completa con Joule (2010). Joule (J) è l’unità di misura del valore energetico, del lavoro comune a tutti gli organismi viventi per produrre calore. Il paradosso dell’utile è l’atto che si consuma, senza limite. Dispendio, pura perdita. Forma di culto, preghiera. Esercizio d’abbandono.
Il progetto si chiude sabato 6 aprile in occasione di Miart con Suite per tennis da tavolo e organo (durata 30 minuti) di ZAPRUDERfilmmakersgroup, partitura musicale per tavolo preparato da ping-pong e Organo Farfisa, eseguita da due atleti della Federazione Italiana Tennis da Tavolo, Francesco 'Fuzz' Brasini e Mattia Dallara.
Si ringrazia la Federazione Italiana Tennis da Tavolo (FITET)