Gli spazi discorsivi dell’arte contemporanea sono completamente assorbiti all’interno dei processi di produzione e formazione artistica, in un continuo superamento disciplinare della distinzione tra teoria e prassi, pratica e formazione di soggettività, sapere e conoscenza. Studio visit, conversazioni pubbliche, reading, performance, etc. dimostrano quanto sia importante oggi che gli artisti sappiano re-immaginare differenti luoghi di interazione critica rispetto a quelli imposti dal sistema.

Il laboratorio curato da Elvira Vannini nasce in risposta all’invito di Careof a considerare lo spazio espositivo come espansione dell’aula d’accademia. Basato su diversi tempi espositivi rappresenta il punto di partenza per rovesciare l’idea di un format statico e ordinato, a partire da differenti condizioni di produzione e a favore di una mostra che si modifica, segue quella successiva, innesca effetti retroattivi e, mentre cambia, conserva il tempo della precedente.

One Remembers a part of what one saw and forgets the rest è realizzato in collaborazione con agli studenti del Triennio in Pittura e Arti Visive e del Biennio Specialistico in Arti Visive e Studi Curatoriali, del Dipartimento di Arti Visive, Performative e Multimediali, diretto da Marco Scotini, NABA - Nuova Accademia di Belle Arti Milano.
Il progetto si sviluppa come un display in progress che assume le forme dell’incertezza e dell’imprevedibilità come procedimento di sedimentazione di opere, idee e informazioni. Seguendo una successione di appuntamenti didattici ed espositivi, che coinvolgono artisti, curatori e docenti NABA, si struttura attraverso workshop, lezioni, esercizi performativi, open studio e momenti di verifica sui percorsi di ricerca in corso.
Con il contributo del Comune di Milano e di Fondazione Cariplo