Nel progetto Madre Di Monumenti è confluito l’interesse di Emma Ciceri per gli aspetti comportamentali della folla. Il rapporto tra il singolo e la massa è stato il centro focale di alcuni video girati dall’artista in mezzo a manifestazioni di varia natura, giovanile, sportiva, politica.
Portato avanti in concomitanza con alcuni di questi lavori, Madre Di Monumenti è costituito da trenta immagini di un’unica manifestazione di piazza, trovate in rete e “cancellate” a mano. Otto di queste immagini sono presentate in mostra, stampate in grandi dimensioni (Madre Di Monumenti, 2013). Rimuovendo parte dell’immagine, Emma Ciceri ha inteso evidenziare la fisicità della massa di gente che si addensa attorno a un punto d’attrazione: la stella polare è un monumento che sparisce sotto l’abbraccio della folla, divenuta essa stessa monumento.

Le cancellature operate sulle immagini hanno l’esatta funzione di marcare tale dinamica urbana. Il contesto è eliminato affinché non sia riconoscibile, lasciando emergere la condotta del corpo della moltitudine, plasmato in statua. Le coordinate cartesiane dello spazio sono smantellate, rimodulate da tale corpo che si configura fluidamente secondo determinate e temporanee relazioni sociali.
Nel light box (On, 2013) l’abbraccio è quello del singolo che in un frammento momentaneo d’affezione accende ciò che è sotto gli occhi e non si vede più. A differenza di Charlie Chaplin, che adottò una statua per sonnecchiarci in grembo, il novello scalatore di memoriali urbani non sembra solo dargli nuova funzione ma riaffermare i valori della soggettività e della transitorietà.

Madre Di Monumenti ha preso avvio nell’ambito del progetto e del workshop Mandato a memoria, tenuto dall’artista Rossella Biscotti nell’anno 2011/2012 a Bergamo, ideato e curato da Accademia Carrara di Belle Arti (Bergamo) e da ISREC – Istituto bergamasco per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea.
Ora, in mostra a Careof, per la prima volta Madre Di Monumenti viene presentato organicamente; successivamente sarà esposto presso l’Università Bocconi di Milano.
Con il contributo del Comune di Milano e di Fondazione Cariplo.
Si ringrazia nctm e l'arte e Galleria Riccardo Crespi.