Quali ambienti, strutture e strategie organizzative possono supportare i designer nel contribuire, ad una società più equa, giusta e disalienata?
Da questa domanda ha origine la riflessione di Bianca Elzenbaumer e Fabio Franz, in arte Brave New Alps. Dal 2005 collaborano nell’ambito del design della comunicazione, dove il “design” – inteso come un processo di confronto e messa in questione della realtà quotidiana - si pone consapevolmente come pratica politica.
Dal 1 settembre al 29 ottobre Brave New Alps trasforma lo spazio espositivo di Careof in un Cantiere per pratiche non-affermative, ovvero uno spazio incubatore, inteso come buffer fra il mondo della formazione e del lavoro, in cui giovani designer possano coltivare nuove modalità di lavoro.
Ospiti del progetto sono sei neolaureati selezionati attraverso un open call, provenienti dalle migliori scuole di design italiane: Isacco Chiaf, Stefano Capodieci, Caterina Giuliani, Manuel Guadagnini, il collettivo Quisai, Giovanna Zanghellini useranno lo spazio di Careof come luogo di lavoro per due mesi, dove condividere e portare avanti il percorso intrapreso durante la tesi. Attraverso il proprio progetto di tesi, i sei designer hanno infatti voluto stimolare un dibattito critico su un particolare tema di natura sociale, politica o ambientale.
Il progetto milanese di Brave New Alps è sviluppato a partire da esperienze pregresse nel contesto inglese e polacco (Goldsmiths College, Londra, da gennaio 2011; Centre for Contemporary Art Ujazdowski, Varsavia, marzo-luglio 2011) sotto il titolo di Designing Economic Cultures, come ricerca su precarietà, economie alternative e design critico. Anche a Milano si articola attraverso incontri e discussioni periodiche aperte al pubblico, workshop, un sito interattivo, una pubblicazione, con il coinvolgimento di figure – interne ed esterne al mondo del design - interessate a proporre nuovi modelli produttivi ed economici.
Brave New Alps partecipa dal 1 settembre al 30 ottobre al programma di residenze per creativi FDV Residency Program, un progetto in collaborazione con il Comune di Milano e FDVLAB, curato e gestito da Careof.

RUN RUN RUN RUN
mostra e incontri sul vivere precario
All'interno del progetto Cantiere per pratiche non-affermative
03 > 14.10.2011
Giovanna Zanghellini e Caterina Giuliani - due designer ospiti del progetto Cantiere per pratiche non-affermative - propongono RUN RUN RUN RUN, un’iniziativa (una mostra e una serie di incontri) volta ad analizzare ed interrogare il fenomeno della precarietà socio-economica che investe la contemporaneità.
A partire dal 4 ottobre il “Cantiere” mette in dialogo progetti diversi che contestualizzano ricerche e problematiche comuni:
- RUN RUN RUN RUN, una mostra a cura di Melissa Destino
- ABITO, un progetto di Giovanna Zanghellini
- interventi del movimento San Precario e di Carrotworkers' Collective
RUN RUN RUN RUN - che dà il nome a tutta l’iniziativa - è una mostra a cura di Melissa Destino (1984 - vive a lavora a Bari) sullo stato di precarietà. Le prospettive dell'arte e del design si combinano tra loro e si confrontano con i punti di vista di un filosofo e di una psicologa con l'obiettivo di offrire uno scenario poliedrico e discutibile. La precarietà è una componente strutturale della società liquida, è una condizione che da una parte influenza la gestione dei mezzi di produzione – e conseguentemente la produzione stessa – e dall'altra è determinante nella sfera delle relazioni umane.
I lavori esposti puntano l'attenzione su inaspettate combinazioni tra geologia e romanticismo, sulla femminizzazione del lavoro, sul cambiamento degli spazi urbani e spostano l'interesse dalla dimensione del suono a quella dell'oggettualità tramite prospettive ironiche o asettiche.
La mostra che ora viene riproposta a Careof ha avuto precedentemente luogo per una durata brevissima in due spazi diversi di Londra, entrambi strettamente legati all'idea di precarietà: un centro sociale occupato e un negozio in disuso. La condizione effimera dell'esposizione si riflette nello stato di possibile revocabilità raccontato dai due luoghi che l'hanno ospitata.

ABITO è un progetto di Giovanna Zanghellini (1986 - vive e lavora tra Samone,TN e Bolzano).
Come stanno cambiando gli oggetti e il concetto stesso di casa in seguito alla crisi della stanzialità? Quali ‘meccanismi’ di adattamento potrebbero nascere?
Può la nozione di precarietà venire alla luce in relazione a condizioni e pensieri riguardo l’abitare? ABITO nasce da una serie di riflessioni sul fenomeno della precarietà ed i suoi risvolti sull’abitare contemporaneo. Una serie di abiti vengono messi in scena rivestendo mobili e oggetti per adattarsi il più possibile al mutare dei contesti abitativi e ricreare un’atmosfera di familiarità in diversi luoghi. La loro funzione non è facilmente intuibile, sono infatti dei corpi mobili che non hanno un’identità stabile. Possono ricoprire una lampada, come le gambe di un tavolo o i rami di un albero. Ma la loro reale funzione è quella di riflettere il ‘modus operandi’ del precario: cedono a compromessi, fanno i salti mortali, diventano flessibili e a volte si abbattono. Si trovano al confine tra forma e senza forma, funzionale e simbolico. Il progetto diventa quindi veicolo di una storia, che non parla tanto di cose ma piuttosto di persone e del loro abitare precario.
The Carrotworkers' Collective sono un gruppo di stagisti/e o ex stagisti/e con base a Londra. Provengono prevalentemente dai settori dell'industria culturale e creativa e si incontrano regolarmente per ridiscutere insieme le condizioni del lavoro autonomo nelle società contemporanea. http://carrotworkers.wordpress.com/
San Precario è il patrono dei precari e delle precarie. San precario è irriverente beffardo e offensivo. San Precario è una mirabolante creazione dell'intelligenza precaria, un'espressione libera e indipendente da ogni partito e sindacato. San Precario è il protettore di chi lavora per un sottosalario, di chi soffre le sofferenze di un reddito intermittente ed è schiacciato da un futuro incerto che ci accomuna tutti: commessa e programmatore, operaio e ricercatrice.
San Precario è apparso per la prima volta il 29 febbraio 2004 in un Ipercoop di Milano, ma la sua consacrazione avviene ogni anno durante Mayday, la manifestazione del primo maggio precario che da dieci anni porta in piazza i precari d'Europa.
Da allora è stato usato e santificato da decine di gruppi di lavoratori, ha sbancato un rete, è sceso in piazza in tutta Italia, ha protetto i suoi fedeli e fatto tremare i loro sfruttatori.
Si ringraziano EdilLegno, R&L arredamenti, Steiner Bau e Oskar Heiss per la fornitura del legno utilizzato per la costruzione dei tavoli nello spazio.
Con il contributo di Fondazione Cariplo
Con il contributo della Provincia autonoma di Bolzano - Alto Adige