“Sono io stessa il soggetto del lavoro, autoritratta due volte: nel ruolo di marito e di moglie, rappresentati come
felice coppia sposata”.

Queste le parole con cui Daniela Comani - artista italiana residente a Berlino - introduce il progetto fotografico
Ritratti in diversi momenti del quotidiano – mentre passeggiano lungo la spiaggia, seduti una di fronte all'altro in cucina, stesi sul letto o durante le vacanze in Giappone – solo ad un esame attento i protagonisti del Matrimonio felice svelano la strana e inquietante somiglianza. “Non si tratta di stilizzazione sessuale o travestimento” precisa l’artista, quanto piuttosto di una ricerca sui codici di comportamento e sulla propria identità, con un continuo rimando dal micro al macrocosmo. Attraverso la banale riproduzione del cliché maschile-femminile, Comani indaga nel profondo individuale e sociale: ‘viaggiare, andare in auto, spiegare’ rappresentano il campo di competenza maschile; ‘ascoltare, comunicare, lasciarsi guidare, essere dediti’ qualità femminili.
Un matrimonio felice ha in sè una forte componente performativa. Una fase lunga e riservata di costruzione del personaggio precede lo scatto fotografico, seguito poi dal lavoro minuzioso di rifinitura e di fotomontaggio digitale: “i vestiti e gli accessori che indosso nelle riprese fotografiche fanno parte del mio guardaroba quotidiano. I volti non sono stati manipolati al computer; mimica e portamento determinano, assieme a barba e trucco, la riuscita dei due differenti ruoli”.

Quasi trame che si sviluppano nel corso del tempo con coerenza, ma anche con una sorta di positiva ossessione, i lavori di Daniela Comani sottolineano spesso la molteplicità e il pluralismo possibile di quanto ci circonda. Non esiste un’unica verità, piuttosto infinite possibilità.
Allo spettatore, con cui l’artista sviluppa una forma di complicità, resta il piacere di decifrare i segni di cui l’opera è disseminata, andando a ricostruire il racconto di Un matrimonio felice, così come - altrove - l’immagine di un puzzle (Spiel doch mit! Gioca anche tu, 1999), che riproduce rappresentazioni salvate dal flusso televisivo, o le sorti di un’ipotetico ‘Io’ che nell’installazione sonora Ich war’s. Tagenbuch 1900-1999 (Sono stata io. Diario 1900-1999) legge il proprio diario, dove sono raccolti 365 fatti di portata storica, descritti come se accaduti a quell’unica voce narrante, che impersona dunque Einstein, Hitler, Hiroito...